PRANAYAMA

Prana • Pranayama • Prana Pratishtha • Pranahuti

Pranayama è il quarto degli otto rami della pratica yogica di Patanjali. In questo articolo, Daaji spiega l’obiettivo delle pratiche di Pranayama e alcune cose fondamentali da fare e da non fare. Inoltre introduce il Prana come base di queste pratiche e menziona il Prana pratishtha delle pratiche di culto tradizionali e la Pranahuti del sistema di meditazione Heartfulness, spiegando come la regolarizzazione e la stabilizzazione del nostro campo energetico ci aiuta a entrare in profondità quando meditiamo fino al centro del nostro essere.

Per migliaia di anni la gente ha venerato e pregato idoli e statue, e anche immagini di dei, santi e simboli come la croce. Spesso queste immagini hanno simbolismi molto profondi e sono anche state caricate da grandi santi o profeti del passato con il Prana o essenza spirituale. Il processo che consente di caricare energeticamente un idolo è noto come Prana pratishtha. Ora, la domanda possiamo chiederci: se un santo o uno yogi può infondere di essenza spirituale una statua inanimata, una croce o una pietra, lo stesso santo non potrebbe infondere la stessa essenza anche nel cuore di un essere umano? Un essere umano, invece di dover passare attraverso la mediazione di un idolo, potrebbe sentire l’essenza divina e rispondervi direttamente? La risposta diventerà chiara nel corso dell’articolo.

Swami Vivekananda una volta disse: “Il Prana, in metafisica, rappresenta la somma totale dell’energia che esiste nell’universo. Questo universo, secondo i filosofi, procede come le onde: si alza, poi scende di nuovo e si dissolve; poi si espande di nuovo in tutta la sua varietà e lentamente si ritira. Dunque procede come una pulsazione. L’intero universo è composto da materia ed energia, e, secondo i filosofi sanskriti, tutto ciò che chiamiamo materia, sia solida che liquida, deriva dalla materia primaria chiamata Akasha o etere. Chiamano Prana quell’energia primordiale della quale tutte le forze che vediamo in natura sono la manifestazione. È il Prana che agisce sull’Akasha per creare questo universo e, alla fine di un periodo, o ciclo, interviene un periodo di riposo. Quindi un periodo di attività è seguito da un periodo di riposo; questa è la natura di tutte le cose”. Ed è anche la natura del nostro respiro.

Qual è la prima cosa che speriamo quando nasce un bimbo? Che respiri normalmente. E anche alla fine della vita, controlliamo se respira ancora: la sua assenza ne indica la morte. Respirare è un segno di vita e in questo senso il Pranayama riguarda in tutto e per tutto il respiro.

Ma in esso c’è molto più di questo. È attraverso il Prana che respiriamo, che il sangue circola, che i nostri nervi e muscoli lavorano e che noi pensiamo. Tutte le forme di energie sono manifestazione di Prana. Pranayama è una combinazione di due parole: prana e ayama. La parola Prana deriva dal sanskrito An, che significa muoversi o respirare; il prefisso Pra è usato come rafforzativo della radice a cui è associato. La parola Ayama significa ciò che si espande, si estende, o si allunga, dunque Pranayama significa estendere o espandere la forza vitale o respiro. Ayama in certi casi significa anche restrizione o controllo, quindi può anche significare controllo o restrizione del respiro. Dunque sia l’espansione che la contrazione entrano nel processo come nel processo stesso della respirazione.

IL PRANAYAMA DESCRITTO DA PATANJALI

Nei suoi Yoga Sutra, Patanjali ci dice quanto segue in merito al Pranayama:

2.49: Tasmin sati shvasa prashvsayoh gati vichchhedah pranayamah.

Una volta raggiunta la perfezione della postura in meditazione, possiamo praticare la regolazione dell’inspirazione e dell’espirazione e l’espansione dell’energia vitale o Prana.

Questa pratica è nota come Pranayama.

2.50: Bahya abhyantara sthambha vrittih desha kala sankhyabhih paridrishtah dirgha sukshmah.

Il pranayama ha tre aspetti: il flusso verso l’esterno? o espirazione, flusso verso l’interno o inspirazione e l’assenza di entrambi quando nel passaggio tra i due in cui il respiro è trattenuto, noto come ritenzione o sospensione.

Questi tre stati sono regolati dal luogo, dal tempo e numero e il respiro diventa lento e sottile.

2.51: Bahya abhyantara vishaya akshepi chaturthah.

Esiste un quarto tipo di Pranayama, che trascende i pranayama di inspirazione ed espirazione. Si manifesta senza sforzo e succede durante la concentrazione.

2.52: Tatah kshiyate prakasha avaranam.

Come risultato, il velo che oscura la luce interiore si assottiglia.

2.53: Dharanasu cha yogyata manasah.

La mente ora diventa idonea alla concentrazione o dharana.

In sintesi, una volta che è stata perfezionata la postura di meditazione, è possibile praticare la regolazione l’inspirazione, l’espirazione e l’espansione dell’energia vitale. Ci sono tre aspetti nella respirazione: espirazione, inspirazione e il passaggio tra i due in cui il respiro è trattenuto. Questi tre stati sono regolati dal luogo, dal tempo e dal numero e alla fine il respiro diventerà lento e sottile. Come risultato di queste pratiche il velo che oscura la luce interiore si assottiglia e la mente diventa idonea alla concentrazione. Il quarto tipo di Pranayama trascende questi movimenti interni ed esterni, manifestandosi senza sforzo e verificandosi durante la concentrazione.

Ormai possiamo davvero iniziare a capire il processo che Patanjali ha immaginato nel suo Ashtanga Yoga. Prima veniva Yama e Niyama, perché senza l’affinamento del carattere a cosa sarebbe servita la spiritualità? Non ci sarebbe stato equilibrio tra stato interiore ed esteriore. Allora quando si iniziava una pratica spirituale, il primo passo era stabilire la giusta postura per creare la base? per un approccio interiore, che è il terzo ramo: Asana. La perfezione nella postura era un prerequisito per i passi successivi. Pranayama quindi derivava direttamente da Asana e creava il giusto campo di energia sia per Pratyahara che per Dharana, il quinto e il sesto ramo dell’Ashtanga Yoga.

 

AFFLUSSO E USCITA DI ENERGIA

Dunque l’obiettivo originario del Pranayama era regolare il respiro per renderlo lento e sottile al fine di permettere all’attenzione di rivolgersi interiormente, calmando la mente e dissolvendo i modelli di pensiero disordinati. Dopo tutto, cosa sono i pensieri se non energia? Rivolgere il campo energetico verso l’interno rinforza il legame del Pranayama kosha, la copertura energetica dell’essere umano, con i piani di esistenza più sottili, la mente e l’anima, anziché dirigere l’energia sempre verso l’esterno sul piano materiale. Le pratiche yogiche del Pranayama lavorano sul campo energetico dell’essere umano (noto come corpo sottile) e il Pranamaya kosha che è collegato. Se fatte bene, tali pratiche portano equilibrio mentale e benessere, generando buona salute perché il nostro sistema energetico è ora in sintonia con l’energia universale. Possiamo pensare al Pranayama come all’espansione della vitalità; respiriamo in sintonia con l’immissione e l’emissione del Tutto; ci espandiamo per diventare l’infinito respiro dell’Eterno.

Le pratiche yogiche del Pranayama
lavorano sul campo energetico dell’essere umano
(noto come corpo sottile)
e il Pranamaya kosha che è collegato.
Se fatte bene,
tali pratiche portano equilibrio mentale e benessere,
generando buona salute
perché il nostro sistema energetico
è ora in sintonia con l’energia universale.

Quando facciamo esercizi di respirazione con questa idea in mente, allora ne vedremo gli effetti. Se l’obiettivo è solo quello di inspirare ed espirare, inspirare ed espirare, secondo un certo ritmo, non ne trarremo alcun beneficio. Se invece lo facciamo con la consapevolezza che il vero obiettivo è più elevato, il risultato sarà diverso.

Possiamo facilmente osservare quello che succede quando cambiamo il nostro modo di respirare; il nostro intero campo energetico cambia. Per esempio, provate a osservare come cambia il vostro respiro quando siete arrabbiati rispetto a quando siete calmi, quando siete addormentati o svegli e quando siete amorevoli o egoisti. Diversi tipi di respirazione sono un’indicazione di un più profondo schema energetico, quello di immissione ed emissione. Possiamo confrontarlo con la seconda legge della termodinamica di Newton che riguarda l’entropia: Newton sostiene che nei sistemi non regolati l’entropia o il disordine aumentano. Quando, ad esempio, ci arrabbiamo con un’altra persona, il nostro campo energetico si destabilizza perché la nostra attenzione viene attratta all’esterno, verso la periferia del nostro essere. Il nostro sistema rimane instabile. Per contro, quando l’energia fluisce all’interno, verso il centro del nostro essere, ci sentiamo rinvigoriti e rigenerati, e il nostro respiro diviene ritmico, più sottile e più rilassato. Al centro del nostro essere siamo una cosa sola con il tutto, infatti vi è solo unità. Dunque, quando la nostra energia si muove verso l’interno, noi ci muoviamo verso l’armonia.

Quando l’energia fluisce all’interno,
verso il centro del nostro essere,
ci sentiamo rinvigoriti e rigenerati,
e il nostro respiro diviene ritmico,
più sottile e più rilassato.
Al centro del nostro essere
siamo una cosa sola con il tutto,
infatti vi è solo unità.

 

È NECESSARIO PRESTARE ATTENZIONE

Le pratiche del Pranayama sono quindi molto utili per la regolazione del nostro sistema energetico in quanto forniscono ciò che è necessario a portare stabilità e a invertire l’aumento di entropia o disordine nel nostro sistema. Ma possono essere mal utilizzate, e in questo caso, invece di affinare il nostro campo energetico, possono essere di disturbo. Questo succede quando manca una guida competente, dunque è sempre meglio imparare le pratiche del Pranayama da un esperto.

Ci sono anche molte sfumature nella scienza del Pranayama. Di seguito elenchiamo alcuni consigli dati da Ram Chandra di Fatehgarh ai suoi seguaci:

  • quando ci si dedica al Pranayama, evitate i cibi freddi e quelli acidi; evitate anche i cibi molto piccanti in quanto anche questi possono causare qualche danno;
  • all’inizio potrebbero sanguinare il naso, o le orecchie, o si potrebbe trovare sangue nelle feci; questo scomparirà con il tempo;
  • non è una buona idea dedicare molto tempo al Pranayama fin da subito. Procedete con gradualità aumentando pian piano il numero dei respiri;
  • espirate lentamente e attraverso le narici invece che dalla bocca in quanto espirare dalla bocca può danneggiare i denti.

Il Pranayama non dovrebbe essere fatto a stomaco vuoto né subito dopo aver mangiato. Lo stomaco non dovrebbe essere né vuoto né pieno, ma una via di mezzo.

Queste restrizioni sono per i principianti. Gli esperti possono fare Pranayama come vogliono, ma è sempre meglio evitare una pratica eccessiva in quanto crea un eccessivo disturbo. Negli anni ho visto che ogni volta che una persona dimostra molto disagio fisico durante la meditazione, come tremori o oscillazioni inconsce, è perché ha fatto molto Pranayama.

IL PRANAMAYA KOSHA

Il Pranayama kosha è la copertura nella quale sperimentiamo il flusso dell’energia, descritto in base a cinque processi energetici (karmendriyas) e a cinque flussi di energia (pranas). I cinque processi energetici sono: eliminazione, riproduzione, movimento, la manualità e la parola. I cinque flussi di energia interni al corpo umano sono noti come vayus o venti. Essi sono:

  • il flusso verso l’interno che regola la respirazione e la ricezione di ogni cosa, dall’aria al cibo, alle idee e alle impressioni;
  • il flusso verso il basso e verso l’esterno di eliminazione: escrezione, minzione e ciclo mestruale a livello fisico e tutto ciò che ha bisogno di essere rimosso a livello mentale;
  • il flusso di bilanciamento e integrazione nel punto di incontro tra i flussi in entrata e quelli in uscita, associati con l’assimilazione e la digestione;
  • il flusso ascensionale che indirizza l’energia verso livelli più alti di consapevolezza e governa l’espressione del sé attraverso la comunicazione;
  • il flusso attraverso i nadi, il sistema circolatorio, il sistema nervoso, il sistema linfatico, il movimento di muscoli e articolazioni, i pensieri e le emozioni.

Anche se il Pranayama kosha può essere regolato tramite esercizi di respirazione, è sottile e non è legato al sistema fisico. Permea ogni cosa ovunque e ci avvolge come una bolla energetica, creando il campo dell’aura. Anche i chakra dei corpi sottili sono associati con questo kosha; per questo la meditazione e il cleaning dei corpi sottili sono necessari anche per affinare il Pranayama kosha.

Ogni volta che si presenta uno squilibrio o una malattia, il primo kosha a esserne compromesso è di solito il Pranayama kosha. Questo è il motivo per cui i trattamenti di agopuntura e agopressione lavorano sui meridiani energetici. Di fatto, prima che compaia un disturbo fisico, il nostro campo energetico presenta uno squilibrio. A volte è possible prevedere lo stato di salute di una persona osservando semplicemente l’aura intorno al viso. Sentiamo la differenza tra chi è arrabbiato, innamorato, o se si tratta di una dolce mamma con il suo bambino, per esempio. Questo perché la nostra attitudine influenza in larga misura il nostro Pranayama kosha. Quando questo kosha è luminoso la nostra salute complessiva ne trae beneficio. Emaniamo lo stato che abbiamo nel nostro corpo energetico, inclusi la gioia e l’amore; l’amore è molto evidente.

Quando il nostro sistema nervoso simpatico
viene attivato dallo stress,
possiamo calmarci attivando il sistema parasimpatico,
per esempio attraverso il Chandra nadi.
E quando abbiamo bisogno di essere più attivi e impegnati,
possiamo attivare il sistema simpatico
in modo analogo attraverso il Surya nadi.
Siamo capaci di creare equilibrio.

Come ho detto in precedenza, quando siamo stressati, arrabbiati o reattivi abbiamo bisogno di più energia, che viene generalmente incanalata in un flusso verso l’esterno. Attiviamo dunque il Pramayama kosha mediante l’attivazione del sistema nervoso simpatico. Il battito cardiaco aumenta, il respiro diventa più irregolare e il corpo entra in una reazione di stress. Questa è in effetti una delle ragioni per cui il Pranayama venne in esistenza: per bilanciare il sistema simpatico e quello parasimpatico. Quando il nostro sistema nervoso simpatico viene attivato dallo stress, possiamo calmarci attivando il sistema parasimpatico, per esempio attraverso il Chandra nadi. E quando abbiamo bisogno di essere più attivi e impegnati, possiamo attivare il sistema simpatico in modo analogo attraverso il Surya nadi. Siamo capaci di creare equilibrio.

L’energia kosha è quasi impossibile da affinare perché qui la consapevolezza si mescola con l’ego e può diventare come il metallo di sodio esposto all’umidità dell’aria: esplosivo. Tutti i nostri processi energetici e i nostri sensi cognitivi traggono energia da questo involucro, che regola la nostra coscienza da svegli e nutre le naturali emozioni di passione e rabbia. Litigi e conflitti sul lavoro e a casa con i nostri cari sono dovuti a squilibri in questo ambito; quando l’equilibrio si rovina, possiamo diventare terribilmente egoisti, mentre quando è correttamente utilizzato supporta la realizzazione del Sé.

Anche rincorrere sempre il piacere e un eccesso di materialismo può alterare l’equilibrio più sottile di questo involucro energetico. Per contro, la moderazione delle emozioni e delle altre facoltà armonizza il Pramayama kosha e ciò, a sua volta, aiuta ad armonizzare anche il corpo fisico. Le pratiche di meditazione Heartfulness sul punto A e il cleaning sul punto B1 sono di grande aiuto per affinare questo involucro.

Il gioco degli opposti è molto forte qui. Atteggiamenti di simpatie e antipatie, attrazione e repulsione rendono questo involucro ancora più formidabile. La moderazione non è così facile da ottenere quando sono in gioco questi fattori. È importante rimanere vigili nel modo in cui parliamo, nel linguaggio del corpo e nell’atteggiamento interiore. Significa essere umili e rispettosi verso tutti, compresi i giovani e gli anziani. Nutrire costantemente uno stato di insignificanza e frenare l’ego sono i modi più sicuri per affinare tale involucro, che trova la sua naturale lucentezza solo quando l’ego è riportato totalmente alla purezza originale.

PRANAHUTI

Raggiungere questo stato di irrilevanza è, comunque, già una grande conquista in quanto il vero affinamento dell’ego si ottiene solo con il passaggio nelle più elevate regioni della mente e oltre. Fintantoché non viene fatto questo lavoro, il Pranayama può sempre potenzialmente alimentare l’ego. In Heartfulness, invece, usiamo qualcosa di così affinato da dirigere il flusso energetico verso l’interno in modo altamente potenziato e questa è la Pranahuti o Trasmissione. La Trasmissione è l’offerta di Prana direttamente dalla Fonte, ed è diretta da una Guida di calibro nel cuore del ricercatore: ahuti significa offrire. Mentre il Prana si trova ovunque intorno a noi, proprio come l’aria, la Guida agisce come un ventilatore, dirigendo l’essenza del Prana nel cuore del ricercatore. Quando meditiamo con la Trasmissione la nostra attenzione fluisce naturalmente verso l’interno e così anche il nostro respiro; di conseguenza il nostro sistema diventa altamente stabile, e l’entropia diminuisce sempre più. Il nostro respiro viene regolato in modo naturale come risultato del flusso verso l’interno della Pranahuti. Questo porta naturalmente al Pratyahara e al Dharana, e ci aiuta a immergerci in profondità nel Dhyana; per tale ragione spesso otteniamo lo stato di Samadhi nelle prime sessioni di meditazione. Le pratiche yogiche si sono evolute notevolmente durante l’ultimo secolo, grazie al sottilissimo flusso di Pranahuti che è la peculiarità di Heartfulness.

PRATICHE DI PRANAYAMA

Come nel caso dell’Asana, la scienza del Pranayama si è evoluta molto dai tempi di Patanjali, quando lo scopo era semplicemente convogliare la forza vitale verso l’interno ed espanderla per fondersi con il tutto infinito. Al giorno d’oggi esistono pratiche di Pranayama con molti obiettivi, per bilanciare i sistemi energetici. Semplici pratiche di respirazione sono di grande beneficio per la salute nel suo complesso e per il benessere e alcuni di questi esercizi sono disponibili. Per maggiori informazioni potete contattarci all’indirizzo: wellness@heartfulness.org

Trovo che il consiglio di Swami Vivekananda sia di grande beneficio: innanzitutto mantenete una posizione eretta, poi pensate al vostro corpo come vigoroso, perfetto, forte e in salute; espandete quindi una corrente d’amore tutto intorno, pensando che l’intero universo sia felice; pregate, se credete in Dio; e infine respirate.

Inoltre includere l’idea di Yama e Niyama quando si sta respirando è utile. A ogni inspirazione, pensate che state attraendo la bontà e la nobiltà dall’esistenza tutto intorno a voi (Niyama), e a ogni espirazione pensate che state espellendo dal vostro sistema le complessità non necessarie (Yama).

 

Ram Chandra, 2014. Efficacia del Raja Yoga alla luce del Sahaj Marg. Shri Ram Chandra Mission, India.
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